Dopo lunga attesa per i fan e tanto lavoro per il gruppo, I Luf tornano in scena con Flel, il nuovo disco dell’ormai affermata band lombarda capitanata da Dario Canossi.
Quattordici canzoni che, sia per le musiche che per i testi, possono essere considerate le migliori degli ultimi dieci anni per i Lupi: colpiscono al cuore e alle gambe sia sotto al palco che dentro le cuffie, capaci di far venire i brividi (provare per credere!) agli affezionati fan come ai nuovi del mondo Luf.
Flel è il risultato di un percorso lungo dieci anni in cui l’allegria e la voglia di divertire/divertirsi dei Lupi, ha trovato il giusto equilibrio con una maturità degli arrangiamenti e una cura dell’aspetto cantautorale che fa del disco il migliore creato dal gruppo.
Ancora una volta l’impegno sociale e il puro divertimento si mescolano per ottenere canzoni dallo spirito folk-rock che non mancano di far riflettere e di scatenare balli e cori allo stesso tempo.
In Flel il dialetto continua a essere protagonista, con un Dario Canossi interprete che ancora una volta sa trasmettere lo spirito delle tradizioni della sua terra e del mondo contadino in una chiave attualissima. “Un tempo dalle mie parti - racconta Dario Canossi - il grano si batteva con il flel, attrezzo agricolo che permetteva di recuperare fino all'ultimo prezioso chicco. L'aia veniva preparata, quasi fosse un palcoscenico, su cui tutti avevano il compito di picchiare le spighe perfettamente a tempo con gli altri. Un “flel" dopo l'altro colpiva il frumento creando una partitura unica che, amplificata dai solai, rimbalzava nei cortili diventando la colonna sonora dei nostri giochi di bambini. Sono ormai 10 anni che con I Luf cerchiamo di "battere" a tempo, il grano è sempre poco ma la speranza è che questo nuovo disco possa trasmettere la stessa passione che abbiamo noi nel continuare a “picchiare” il tempo e a sentirlo battere sopra e sotto il palco”.
In Flel i suoni di chitarre, fisarmonica, violino, faluti, banjo e cornamuse si fondono con quelli degli strumenti più moderni come basso, batteria, percussioni, regalando all’ascoltatore una musica ricca di ritmi e sfumature sempre nuovi che fanno correre la memoria a quelle aie contadine così lontane da noi, con uno spirito bambinesco e divertente, unico nel suo genere.
Due ospiti “illustri” impreziosiscono il nuovo lavoro dei Lupi: la voce di Davide Van de Sfroos, che canta nel brano che dà il titolo al disco e nella divertente “Tira la barba al fra’”, e la maestria di Lorenzo Cazzaniga, tra i migliori tecnici del suono a livello internazionale, fonico dei vincitori dell’ultimo Festival di Sanremo e di Enrico Ruggeri. E’ suo infatti il mix di tutto il disco.
Il disco si apre con la forza e la ‘prepotenza’ di percussioni e cornamuse dell’intro di Africa, in cui violino, cori e la voce calda e comunicativa di Dario Canossi fanno subito capire all’ascoltatore lo spirito di Flel.
Il bicchiere si riempe di vino e la voce in dialetto di uno dei protagonisti del racconto raccolto da Canossi sulla vita contadina, introducono il pezzo che da il nome al disco: Flel, canzone contadina in cui i ritmi del folk-rock tipico de I Luf riproducono il battere del flel, l’attrezzo usato dai contadini che serviva, appunto, a battare il grano e recuperarne sino all’ultimo chicco. E’ qui che la voce di Davide Van de Sfroos entra in scena, fondendosi con quella di Canossi, i cori e gli strumenti che uno ad uno diventano protagonisti fino a unirsi.
Dal nido, una ballata dai toni caldi e dolci dedicata a Fabrizio De André, fa prendere fiato all’ascoltatore, per prepararlo a ricominciare a battere le mani e far saltare i piedi con Tira la barba al fra’, dove gli strumenti fanno da ricca cornice alle voci di Dario Canossi e di Davide Van de Sfroos, in una insolita interpretazione in italiano, che rincorrendosi in questa sorta di filastrocca contadina, invitano a divertirsi quanto loro.
Si continua senza respiro con l’intro di banjo e batteria de La neve, dove fisarmonica, violino e cori diventano ancora una volta trascinatori dell’intero brano, per poi lasciare spazio alla dolcezza dei suoni della chitarra arpeggiata e del mandolino in Stella Clandestina.
Con Fürtüna il dialetto camuno caro a I Luf e i ritmi del folk-rock tornano protagonisti, mentre in Angelo gli echi del country d’oltre oceano sorprendono l’ascoltatore. Ultima novità del disco è Littel Monchi, che dopo un divertente intro di flauto, chitarra e banjo, esplode lasciando spazio a un ritornello irresistibile e spiritoso tutto da cantare.
Il disco comprende anche canzoni già suonate dai Lupi in altri cd, che si presentano in Flel con un nuovo arrangiamento e nuove idee musicali: Regina delle sei, Luna di rame e d’ottone (che contiene una sorpresa “arabeggiante”, per chi già conosceva la prima versione del 45 giri), Basta, Il treno delle sei e Vorrei, dedicata a Felicia, mamma di Peppino Impastato, che chiude il disco.
Dario Canossi: chitarra e voce
Sergio “Jeio” Pontoriero: banjo, basso, djambè, darbuka, cembalo, shaker, triangolo, batteria e voce
Fabio Biale: violino, mandolino e voce
Sammy Radaelli: batteria
Matteo Luraghi: basso e voce
Stefano Civetta: fisarmonica e voce
Pier Zuin: highland bagpipe, gralla dulce in sol, flauto traverso irlandese in re, tin whistle in re e bodhran
Cesare Comito: chitarra acustica e voce
Chi sono I Luf ?
I Luf nascono da un'idea di Dario Canossi, nato sulle montagne della Val Camonica, in provincia di Brescia, terra che ispira quasi tutte le sue canzoni. Canzoni che parlano di vita comune e "camuna", personaggi e storie vere, nel senso più poetico del termine. Piccole perle di dialetto, amore per la cultura, tradizione popolare e impegno sociale, tutti elementi che sono alla base della filosofia dei Luf. Da quelle parti "luf" vuol dire lupi e i Luf infatti sono un branco di musicisti che arrivano da esperienze diverse e che insieme riescono a creare un impatto sonoro forte, con una grande impronta folk-rock. Le loro canzoni colpiscono il cuore e le gambe, scatenando un'irresistibile voglia di muoversi. I Luf muovono quindi, sostanzialmente da dove Van De Sfroos si è fermato con "Breva e Tivan", disco al quale ha collaborato lo stesso Canossi e si collocano sul versante che, dai Modena City Ramblers in poi e su derivazione del calco internazionale dei Pogues, ha mischiato temi e musiche tradizionali rielaborate con ritmiche e meccaniche rock. Ne esce un impasto divertente e vitale che trascina e coinvolge.
Il gruppo prende forma all'alba del 2000: due anni di duro lavoro e finalmente arriva il primo disco: "Ocio ai Luf" che ottiene un buon successo sia popolare che di critica, bissato dall'ottima accoglienza ai concerti dal vivo l'ambito dove i Luf si esibiscono al meglio. Il camuno Dario Canossi, voce e leader de "I Luf",abbandonata l'avventura De Sfroos, esperienza a cui aveva contribuito fortemente, decide di intraprendere la via del folk, con un repertorio di composizioni originali . Ecco quindi "I Luf", musica vivace e dalla grande comunicativa, la vitalità del rock si incontra con la profondità e i ritmi della tradizione. Se le musiche de "I Luf" creano un'atmosfera gioiosa, i testi delle canzoni, taluni in dialetto della Val Camonica, sono ricchi di riferimenti all'attualità. Sempre maggiore è in questi ultimi tempi il seguito di pubblico de i Luf: lo testimoniano le decine di concerti spesso a sostegno di associazioni di volontariato e solidarietà internazionali. La musica dei LUF è intrisa di folk e bagnata di rock, è allegria e ballo, colpisce contemporaneamente al cuore e alle gambe senza comunque cadere nella banalità dei testi che, nella tradizione di Dario Canossi, sono pieni di riferimenti all'attualità e all'impegno sociale. Ogni concerto una festa di allegria e impegno nella migliore tradizione della musica d’autore italiana.
Collettivo Musicale Di Buone Speranze
Si presentano così, a sottolineare l'essere formazione aperta al contributo di tanti musicisti riuniti dal piacere di suonare per divertire e divertirsi.
"Avevamo una manciata di canzoni in cui avevamo sputato anima e cuore ed un gruppo di amici che volevano suonarle. Purtroppo alcuni di loro non avevano la possibilità di seguire progetto in modo continuativo, ma non volevano assolutamente lasciare il branco".
"Abbiamo allargato l'organico aprendolo a tutti quelli che hanno deciso di divertirsi con noi, chi vuole impara i brani e quando c'è da suonare, chi c'è suona".
Molti membri del collettivo sono musicisti che hanno lavorato con Davide Van De Sfroos (Ranieri Fumagalli, Angapiemage Galliano Persico, Sergio Pontoriero, Franco Penatti ). La line-up completa della banda si presentava così alla partenza dell'avventura: Dario Canossi (chitarra, voce testi e musiche), Sergio "Jeio" Pontoriero (basso, voce), Ranieri "Ragno" Fumagalli (fiati, cornamuse), Cesare Comito (chitarre), Lorenzo "Puffo" Marra (Fisarmonica , voce), Angapiemage "Anga" Persico (violino), Fabio Biale (Violino sostituirà definitivamente Anga dal 2004), Pier Zuin (cornamuse), Franco Penatti (batteria). Negli anni alcune piccole modifiche all’organico Sammy Radaelli dal novembre 2006 è subentrato alla batteria a Franco Penatti e dal gennaio 2007 Stefano Civetta ha sostituito Lorenzo Marra alla Fisarmonica.